Uno, nessuno… Fernando Pessoa, guida all’uso

Difficile da credere, ma colui che è annoverato tra i più grandi poeti portoghesi di tutti i tempi, ha firmato davvero pochi scritti in vita.

Molti articoli di giornale, un paio di raccolte di poesie, un libretto chiamato Mensagem, lettere alla fidanzata Ofélia Queiroz pubblicate postume, poco altro. Eppure non molto tempo fa ha riscosso grandissimo successo di pubblico e critica un suo fortunato “Libro dell’inquietudine” portandolo, con netto ritardo, all’attenzione mediatica mondiale.

Se l’avete letto o comprato, guardate bene sulla copertina troverete

Fernando Pessoa – Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares”.

Si, proprio così, non è un libro scritto da Pessoa, o meglio non esattamente come l’intendiamo noi.

Ma chi è questo Bernardo Soares?

Andiamo per gradi.

Fernando Antonio Nogueira Pessoa nasce a Lisbona nel 1888 e vive una vita all’apparenza banale ma dai risvolti psicologici piuttosto complessi.

Octavio Paz scriverà di lui niente nella sua vita è sorprendente – nulla, eccetto i suoi poemi”

Corrispondente commerciale estero, una sorta di interprete/traduttore libero professionista (cosa che gli lascia tempo libero da dedicare alla scrittura), trascorre parte della sua giovinezza in Sudafrica dove impara l’inglese, scrivendo, parlando e pensando in lingua anglofona.

Quando ritorna in Portogallo è perfettamente bilingue e continua ad adoperare entrambi gli idiomi nel suo percorso artistico. Scrive moltissimo pubblicando però molto poco a suo nome. E’ piuttosto attivo nell’ambito movimento modernista e futurista portoghese di cui è tra i fondatori.

Nella sua vita c’è una sola donna, Ofélia, molto più giovane di lui, segretaria nella ditta in cui lavora. Una relazione piuttosto sofferta che, dopo qualche battuta d’arresto, termina definitivamente nel 1931 per poi tenuemente riprendere con uno scambio di messaggi telegrafici fino alla morte precoce del poeta per cirrosi epatica all’età di 47 anni nel 1935.

Fernando Pessoa e Ofélia Queiròz

In questo breve lasso di vita terrena Fernando riesce a vivere non una, ma decine di vite!

Tutto si basa sulla rivisitazione del sostantivo “eteronimia” applicando una traslazione letteraria.
Grammaticalmente eteronimia vuol dire utilizzare parole sostanzialmente differenti per esporre concetti simili. Ad esempio, le parole “fratello” e “sorella” sono eteronime perché esprimono una cosa simile ma sono completamente diverse tra loro. Non lo sono invece “zio” e “zia” che sono varianti della stessa parola.

Fernando Pessoa estende il campo semantico dell’eteronimia e comincia a creare eteronimi viventi, altri scrittori con poetiche e tematiche differenti, con date di nascita e morte, che vivono con lui, dentro di lui e… fuori di lui!

Attenzione, non confondiamo eteronimo con pseudonimo, la cosa è molto diversa. Qui non si tratta di una firma differente su un libro, una alter ego di un autore, un’identità segreta, cose a cui forse siamo più abituati.
Stiamo parlando di vere e proprie esistenze parallele, slanci creativi di personalità diverse che si intrecciano con la vita dell’autore, con quella di altri eteronimi e di contemporanei.

Lo stesso Pessoa la definisce una forma di isteria, una sorta di possessione artistica di autori che soggiornano in lui.

L’origine dei miei eteronimi è il tratto profondo di isteria che esiste in me. […] L’origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. 

Anche se gli eteronimi principali sono quattro – Bernardo Soares, Alberto Caeiro, Alvaro de Campos, Ricardo Reis – non è ancora noto il numero esatto.
Da recenti conteggi ce ne sarebbero, tra maschili e femminili, in diverse lingue, almeno 136!!

Quello che si sa per certo è che ce ne sono talmente tanti da avere la necessità di definire Fernando, con quel poco che ha firmato col suo nome, un ortonimo, parola che indica che è-proprio-lui, che si tratta di colui che è la matrice di tutti gli eteronimi.

Una sola moltitudine come ha detto lui stesso.

Il baule di Pessoa

L’opera di Pessoa, la sua psicologia e la sua poetica, sono state in gran parte analizzate, catalogate e pubblicate dopo la sua morte attingendo al contenuto di un baule per biancheria ricolmo di foglietti senza ordine apparente e non sempre firmati dall’autore o da un eteronimo.

Lo scrittore portoghese aveva lasciato ai posteri una sorta di enorme zibaldone ed è questo il motivo per cui anche il Libro dell’inquietudine risulta essere una collezione di pensieri riconducibili sì alla stessa persona ma a tratti sconnesso. L’ordine e il flusso dei pensieri del libro è stato definito post portem dai curatori.

Per la cronaca stiamo parlando di un baule contente oltre 27.000 (ventisettemila!) scritti di cui circa diecimila ancora inediti.

Si delinea una personalità artisticamente piuttosto fuori dal comune.

Pessoa bambino

Bisogna sottolineare che non c’è, in genere, un meticoloso lavoro di genesi a tavolino degli eteronimi, la faccenda è molto più schizofrenica. Il primo eteronimo è un tale Chevalier de Pas, nasce quando il piccolo Fernando aveva solo 6 anni (aveva perso da qualche mese il padre, qualcuno associa gli eventi)!

“Ricordo, così, quello che mi sembra sia stato il mio primo eteronimo o, meglio, il mio primo conoscente inesistente: un certo Chevalier de Pas di quando avevo sei anni, attraverso il quale scrivevo lettere a me stesso, e la cui figura, non del tutto vaga, ancora colpisce quella parte del mio affetto che confina con la nostalgia.”

Si tratta di una sorta di impulso artistico che improvvisamente fa capolino in Pessoa e che lui riconosce come una o altra personalità.

Ci sono però eventi limite che fanno capire che siamo ancora alla punta dell’iceberg.
Fernando, come abbiamo detto, ha avuto un unico amore noto, quello con Ofélia Queiròz.

La fine di questo amore ebbe un artefice, Alvaro de Campos, un eteronimo sfuggito al controllo!

Lo so che starete pensando che tutto questo è una forma di pazzia collettiva ma, quando dopo anni dalla morte di Pessoa, furono recuperate le lettere scritte all’amata, si scoprì all’interno non solo un tenero Fernando innamorato ma anche un acido Alvaro de Campos che osteggiava il rapporto. Scriveva, firmando di suo pugno, ad Ofélia, per chiedere la rottura tra i due. Ofélia a sua volta si lamentava di questa personalità invadente con Fernando, temendola. C’è pure chi ha visto tra Alvàro e Fernando una sorta di morboso rapporto omosessuale con tanto di gelosia!

Qualunque siano i reali motivi, è proprio alla sua presenza ingombrante, a questo ménage à trois virtuale, che si attribuisce la fine del rapporto definitivo del 1931 con Ofélia.

A questo punto possiamo rispondere facilmente alla domanda di partenza,  Bernardo Soares è un eteronimo. Più precisamente, Soares è considerato tra tutti il più vicino all’ortonimo Pessoa, quello che meno si discosta poeticamente, per qualcuno è un semi-eteronimo, insomma il vero Pessoa è lui, paradossalmente anche più autentico del “vero”.

Ma, seguitemi ancora un po’, c’è qualcosa che va oltre anche allo stesso poeta lusitano.

Se avrete occasione di visitare Lisbona, andate al Monasteros dos Jeronimos sulla tomba di Fernando Pessoa, bellissima ed evocativa. Sui lati potete leggere le poesie degli eteronimi Ricardo Reis, Alberto Caeiro e Alvaro de Campos, una sorta di tomba cumulativa per tutta la moltitudine.

Tomba di Fernando Pessoa

Ogni eteronimo ha una sua biografia e non è difficile trovare voci specifiche in wikipedia o in altre enciclopedie come se si trattasse di autori autonomi, reali.

Ad esempio Alvaro de Campos, nasce a Tavira il 13 ottobre del 1890 e muore il 30 novembre del 1935 a Lisbona (data di morte dello stesso Pessoa). Ingegnere meccanico poi convertito a navale, resta tra le personalità letterarie più attive. E’ l’unico che subisce mutazioni poetica durante il suo percorso. Inizia come decadente influenzato dal simbolismo, ma aderisce presto al futurismo.

Tra i tanti vorrei citare la singolare storia di Ricardo Reis, discepolo di Alberto Caeiro (discepolo di altro eteronimo…), a cui Pessoa attribuisce solo una data di nascita 19 settembre 1887 a Porto.

Studia in un convento di gesuiti, si laurea in medicina senza esercitare la professione. Monarchico, latinista, di formazione e gusto classico. Pubblica “in vita” diverse odi e poesie su riviste di settore.

Nel 1919 lascia il Portogallo per incompatibilità politica e si trasferisce in Brasile.

Qui finisce la fanta-storia e comincia la fanta-letteratura…

Come sappiamo Fernando Pessoa muore nel 1935 senza aver fatto in tempo però a fissare la data di morte di Ricardo Reis.
Il premio Nobel per la letteratura ’98, José Saramago, si accorge di questa lacuna e decide di colmarla cominciando a ipotizzare che Ricardo Reis possa essere sopravvissuto allo stesso Pessoa.

Continuando questa sorta di delirio letterario del poeta portoghese, nel 1984, Saramago pubblica il libro “L’anno della morte di Ricardo Reis” in cui ipotizza che Ricardo, auto-esiliato in Brasile 16 anni prima, venuto a conoscenza della morte di Pessoa, rientra a Lisbona. Trova un’Europa sull’orlo della seconda guerra mondiale, apre uno studio medico, si innamora, è testimone dello sfacelo europeo, la guerra in Spagna, il fascismo di Salazar, l’ascesa di Hitler e Mussolini e infine muore definitivamente nel 1936, poco prima che gli eventi precipitino.

Si crede che dopo una morte ci siano 9 mesi di tempo, prima della morte definitiva. E’ il tempo necessario perché nasca un nuovo bambino. In questi 9 mesi c’è ancora la possibilità di una ricomparsa del defunto sotto altra forma. Saramago regala a Ricardo 8 mesi di vita prima che la morte del suo creatore sia definitiva e lo trascini con sé.

Gli intenti di Ricardo li confessa lui stesso
restare qui, vivendo della medicina, scrivendo versi, invecchiando, occupando, in un certo senso, il posto dell’altro che era morto, anche se nessuno si sarebbe accorto della sostituzione

E’ davvero la prova dell’esistenza di un relativismo in cui il confine tra realtà, realtà letteraria, realtà percepita e fantasia è tutt’altro che marcato!

Curiosità:

  • ASTROLOGIA
    Fernando Pessoa amava l’astrologia, costruiva mappe astrali per se stesso, amici e personalità storiche. Jerónimo Pizarro e Paulo Cardoso nel libro “Fernando Pessoa L’astrologo” sostengono che nel 1930 il pianeta Plutone fu aggiunto alle mappe astrali grazie al lavoro di Pessoa.

  • RITARDO
    Ad un appuntamento con José Regio, Pessoa si presentò in ritardo e si scusò dicendo che Fernando non poteva venire e aveva mandato lui, Alvaro de Campos, all’appuntamento.

  • COCA-COLA
    Pessoa scrisse uno slogan per la pubblicità della Coca Cola al suo arrivo in Portogallo, Primeiro estranha-se, depois entranha-se”, qualcosa tipo “Prima ti stupisce, poi ti entra nelle viscere”. Non piacque al ministro della sanità portoghese che diffidava da questa bibita a base di cocaina… Successivamente il dittatore Salazar mise la bevanda al bando e Pessoa rischiò il lavoro.

  • VECCHIONI
    Al primo etereronimo di Pessoa, Chevelier de Pas, il nostro Roberto Vecchioni ha intitolato una canzone (“Lettere d’amore – Chevelier de Pas”)

  • BRASILEIRA
    A Lisbona esiste una statua in ferro di Fernando Pessoa seduto ad un tavolino del bar storico “A Brasileira” in via Garret,luogo di ritrovo di intellettuali dell’epoca tra cui il poeta, accanito bevitore.

se vuoi sapere di più della storia d’amore tra Ofélia e Pessoa clicca qui

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