Quando ho sentito per la prima volta La canzone del sole, di Lucio Battisti, ero convinta che parlasse del mio Mar Nero, l’unico mare che avevo visto fino ai 25 anni e dove ho trascorso tante vacanze, in colonia, da piccola (come era da tradizione nei paesi comunisti degli anni ’70 e ’80), e poi con gli amici di università, a sognare, negli anni bui della dittatura, mari lontani e spiagge irraggiungibili.
Poi, ho letto un’intervista a Mogol, in cui raccontava che aveva scritto il testo della canzone ripensando ad una vacanza estiva trascorsa da bambino, a Silvi Marina (in Abruzzo), e ad una ragazza che conobbe lì, chiamata Titty. In realtà, il Mar Nero era solamente una metafora dei sentimenti che inquinano i ricordi innocenti dell’infanzia, chiari e trasparenti, come non potrebbe mai essere un Mare Nero, che gli antichi greci avevano inizialmente battezzato Pontus Axeinus, ovvero mare inospitale. Dopo che l’area divenne familiare e che lungo le coste si stabilirono i primi insediamenti, il nome fu cambiato in Pontus Euxinus, che significa mare ospitale. Quando i turchi presero il controllo delle terre che si affacciano sulle sue coste meridionali, a causa delle forti mareggiate, ribattezzarono il mare con un nome che, ancora una volta, ne esprimeva il carattere poco accogliente: Karadeniz, che vuol dire appunto Mar Nero.
Per quanto riguarda il nome, c’è anche un’altra teoria secondo la quale anticamente i colori erano usati per indicare i punti cardinali: il nero era riferito al nord, il rosso al sud e il giallo all’est. Un’ipotesi originata dal fatto che Erodoto utilizzava indistintamente le denominazioni di Mar Rosso e Mare del Sud.
La storia del litorale lungo il Mar Nero inizia con l’arrivo dei commercianti greci, quasi 2.700 anni fa, che costruirono la prima città, la fiorente Histria e poi le città Tomis (attualmente Constanța) e Callatis (attualmente Mangalia). Dopo i greci fu il turno dei romani che vi costruirono strade, mura di difesa. Dopo la vittoria di Traiano contro i Daci, Apollodoro di Damasco costruì un monumento chiamato Tropaeum Traiani, fratello della Colonna Traiana a Roma, che si trova sul territorio del comune di Adamclisi, vicino Constanța.
Nel Medio Evo arrivarono i genovesi (nel centro storico di Constanța è possibile notare una lanterna genovese) e poi altri e altri popoli che hanno lasciato delle testimonianze un po’ ovunque, dalle romantiche sponde del lago Sinoe agli scavi della città Histria, dalla ‘faleza’ che ricorda le promenade di carattere spagnolo, alle costruzioni che riportano all’art déco o lo stile liberty.
L’antico porto Tomis, sulle quali vestigia è stata eretta la città porto Constanța, è legato indissolubilmente al destino del poeta latino Ovidio Publio Nasone, che fu mandato in esilio, nell’8 d.c., dall’imperatore Augusto. Ovidio sia esiliato immediatamente a Tomi, sul Mar Nero, senza famiglia, senza le cose a lui più care, suonava così il decreto e Ovidio fu costretto a sparire verso i confini del mondo di allora. Finirà la sua vita a Tomis, in un paese freddo e sconosciuto, circondato da barbari dalla lingua incomprensibile. La pioggia non può disperdere e la luce non può scaldare questa neve. Qui si ammassa uno strato dopo l’altro…Il vento del nord la indurisce e la rende eterna; gli strati si accumulano nel corso di tutto l’amaro anno, scriveva il poeta nella suo opera Tristia.
Oggi, in Romania, il poeta Ovidio si trova un po’ dovunque: nel vino più noto, Lacrima di Ovidio, prodotto dall’uva della costa del Mar Nero, nei molti nomi, modificati in Ovidiu, e nella piazza dove si trova la magnifica statua del poeta latino, nel vecchio quartiere di Costanța, davanti al Museo di Archeologia e vicino alla Grande Moschea, che dà la sensazione di stare al limite dell’Europa.
Constanța (che deve il suo nome all’imperatore Costantino) rispecchia per un certo aspetto la stessa storia della Romania: nata culturalmente con i greci è esplosa commercialmente sotto gli interessi dell’impero romano. La città e il suo porto hanno vissuto nel modo più traumatico la caduta dell’impero, subendo ondate di paurose invasioni barbariche e poi, dopo una dominazione bizantina breve, ma significativa sotto l’aspetto culturale e artistico, seguì un lunghissimo dominio turco, che portò stabilità, ma mise la città sotto un durissimo gioco di dipendenza dai sultani della mezzaluna. Oggi Constanța è uno dei porti più moderni e funzionali dell’area baltica, il motore di gran parte dell’economia del paese. Dopo due millenni sembra aver imparato sulla propria pelle una delle lezioni della storia: e cioè che quando si è in una posizione strategica, tanto invidiabile, nel cuore del Mar Nero, attraente per le potenze mondiale di ogni epoca, si vive sul filo del rasoio, nei difficili equilibri storici e politici, che solo negli ultimi decenni sembrano aver trovato una logica e meno tensione.
Come tutte le città di mare di grande tradizione Costanța vanta uno splendido Acquario, il più bello del Mar Nero, uno dei più grandi d’Europa, un Centro di studi biologici marini che raccoglie oltre 4500 specie animali e vegetali oltre ad attrattive tipiche delle vecchie località balneari, compreso un Delfinario, un bel porto turistico, un Casinò in stile liberty e una scuola di vela tra le più antiche del mondo.
Il resto della città si perde nelle sue molteplici influenze tra moschee erette nel periodo di dominazione turca, come la grandissima Mahmudye Mosque, dove ogni giorno risuonano le preghiere dei Muslims, la versione rumena dei muezzin arabi. Città di grande espressione artistica e di enorme cultura, Constanța ospita numerosi musei che riportano alle tradizioni e alle culture più antiche di cui i rumeni sono orgogliosissimi: non sarà difficile ammirare le vestigia greche, romane e bizantine conservate con estrema cura e attenzione in una tradizione archeologica che in questo paese è seguita con particolare attenzione.
Bello anche il Museo della Marina militare rumena che a Constanța ovviamente vanta la sua scuola navale e uno dei suoi capisaldi più antichi: modellini di nave greche e romane e navi da guerra risalenti alle due guerre mondiali sono conservate in condizioni perfette.
Il litorale rumeno offre non solo posti di un certo spessore culturale e storico, ma anche località turistiche alla moda, incluse nel circuito internazionale, come Mamaia, la più rinomata e frequentata, chiamata anche l’Ibiza dell’Est, per la sua movida, con tante discoteche e locali notturni, concerti con star internazionali, il Casinò, decine di ristoranti e bar aperti fino a tardi, a prezzi molto accessibili. In più, gli amanti di sport acquatici, possono praticare sul vicino lago Siutghiol, windsurf e yachting. Aggiungendo a tutto quanto detto sopra una cucina saporita e dei vini premiati a concorsi internazionali, il mix delle tradizioni e costumi dei romeni, turchi, tartari e i greci che ci convivono da secoli, possiamo tracciare i requisiti di una possibile vacanza ideale, sul Mar Nero.
Quasi 1 milione di italiani scelgono ogni anno questa meta, per ragioni diverse, quanto diverso è anche il litorale rumeno, con i suoi 244 km di spiaggia. Chi sa se tra loro c’è qualcuno che sarà stato “ingannato” dalla Canzone del sole…
Fonte: blog2fete.com